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Barometro della Privacy: cosa influenza l’utente nel dare il consenso?

Barometro della Privacy: cosa influenza l’utente nel dare il consenso?

Banner, pop-in, conferma del consenso tramite clic o scrolling… in che modo viene influenzata la decisione dell’utente di dare il proprio consenso dalla modalità in cui viene richiesto?

L’Online Consent Barometer (OCB) di Commanders Act, fornitore europeo leader di soluzioni SaaS per la gestione di tag e dati, evidenzia i comportamenti di utenti e aziende dall’entrata in vigore del GDPR. Lo studio è stato effettuato per 14 giorni su 16 siti web di un’ampia gamma di settori (finanza, media, industria, commercio al dettaglio, viaggi ed energia), per un totale di 10.450.000 visitatori.

«Nonostante si tratti di uno strumento utile, il GDPR è un argomento che preoccupa i team digitali. Abbiamo deciso di realizzare questo studio per sfatare alcuni miti e fornire ai marketer risposte concrete sull’impatto della richiesta di consenso a pochi mesi dall’entrata in vigore del GDPR», spiega Michael Froment, amministratore delegato di Commanders Act.

Una decisione da 1,8 secondi

Ci vogliono 1,8 secondi, infatti, per decidere se dare o meno il consenso per la privacy, a prescindere dal risultato, dal formato e dal meccanismo di consenso utilizzato (soft o super soft), salvo quelli di raccolta esplicita. Una decisione in cui ciò che conta davvero è la prima impressione e che, solo di rado, subisce ripensamenti. Infatti, solo lo 0,1% degli utenti visita la pagina in cui può fare una scelta e attivare o disattivare i vari cookie, mentre solo lo 0,07% visita la pagina che spiega come modificare le impostazioni sui cookie del browser.

La scelta delle aziende

La scelta di utilizzare un tipo metodo di richiesta piuttosto che un altro cambia in base ai visitatori e al settore. Ciò che risulta essere importante, infatti, sono le aspettative, le abitudini e le preferenze dei propri utenti, a cui ogni settore si adegua. Ad esempio, chi opera nel settore finanziario ed energetico preferisce interpretare il GDPR in modo rigoroso, adottando un metodo esplicito di raccolta del consenso, obbligando l’utente a fornire il proprio consenso formalmente per poter accedere ai contenuti del sito. Invece, i media e i siti di viaggio, preferiscono utilizzarne uno super-soft, in cui basta fare lo scroll della pagina verso il basso per dare il proprio consenso, dando così priorità all’ottimizzazione.