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Lavoro: i mestieri che gli italiani non vogliono fare

Lavoro: i mestieri che gli italiani non vogliono fare

Lo sviluppo delle nuove tecnologie ha permesso all’umanità di fare grandi progressi e ha migliorato la qualità della vita delle persone. Tuttavia, come insegna la storia, con l’avvento della tecnica la società si trasforma e molti lavori, considerati indispensabili per decenni, tendono a scomparire. Ma la realtà è ben diversa quando si parla di certi lavori. Sembra che alcuni mestieri riescono a restare vivi grazie ai migranti. Diversi profili vantano una percentuale straniera molto importante che gli italiani non vogliono più fare. Quali sono?

Si parla spesso di lavoro e dei mestieri che in Italia nessuno, o quasi, vuole fare. Di fronte ad un mercato del lavoro che sembra muoversi lento, nel nostro paese, mancherebbero colf, baby sitter, badanti, venditori ambulanti, operai specializzati, artigiani edili. Mestieri che dal 2008 al 2017 sono passati da 1,7 milioni a 2,4 milioni secondo i dati riferiti dalla Fondazione Moressa su dati Istat. Lavori che scomparirebbero senza gli stranieri. Non è raro vedere come alcuni mestieri sembrano del tutto snobbati dai giovani di oggi. Per molti giovani i mestieri artigiani non sono professioni ambite perché c’è un atteggiamento culturale che collega i lavori ad alta manualità a un disvalore.

Nonostante ad oggi le figure più promettenti per il futuro siano collegate alla tecnologia, il web, ingegneri e marketing, i mestieri relativi all’artigianato sembrano destinati a sopravvivere, anzi saranno tra le più cercate del prossimo decennio se abbinate alla tecnologia e la manualità. Secondo Chiara Tronchin, ricercatrice della Fondazione Moressa, il tasso di occupazione degli stranieri dalla crisi iniziata nel 2008 fino ad oggi è sempre stato superiore rispetto a quello degli italiani, un caso dovuto “alla normativa sull’immigrazione e alla forte quota di italiani inattivi, soprattutto donne e al Sud”. Basti pensare che 7 colf su 10 sono straniere, molte arrivano dall’est. Si tratta di una figura letteralmente snobbata dagli italiani se non in rari casi. Gli italiani hanno il primato nei ruoli tecnici, docenti, contabili, informatici ma per la figura di venditore ambulante fa a gara con gli stranieri.

Nel dettaglio nella top ten dei lavori svolti praticamente solo da stranieri ci sono i domestici con il 69,1%, seguito da badanti al 59,6% e venditori ambulanti al 46,8%. In lizza anche i braccianti agricoli (31,6%) e gli operai edili (30,4%). Ci sono anche gli addetti alle pulizie alberghi (27,4%) e addetti non qualificati alle merci (26%). Chiudono i custodi, addetti alla ristorazione e falegnami. Parlando di percentuali, i lavoratori stranieri sono il 30,4% tra gli operai edili, 32% tra i braccianti agricoli e 69% tra i collaboratori domestici. Tutti mestieri che i giovani non vogliono più fare e portano il discorso nell’ottica della crescita.

Purtroppo per i restringimenti previsti per gli immigrati sono diminuite. Ma le famiglie e gli anziani italiani certe figure professionali le richiedono molto. Comprendere il proprio territorio ed  orientare la propria formazione e la propria ricerca di occupazione verso quelle arti e mestieri che anche nella nostra Provincia nessuno sembra più voler svolgere ci potrebbe permettere di avere in un tempo minore un ruolo professionale riconosciuto e ben pagato. Una scelta coraggiosa che potrebbe consentirci di cercare occupazione in un mercato privo di concorrenza.