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Il contributo di Intergic nell’evoluzione digitale in Italia

Il contributo di Intergic nell’evoluzione digitale in Italia

Intergic
Marco Albonetti, COO di Intergic

Il mondo del commercio digitale è vasto e complesso. I numeri relativi al mercato italiano parlano di un settore in crescita ma spesso le aziende che operano sul territorio non hanno a disposizione tutti gli strumenti necessari per ottenere il massimo dal proprio business. Capita però che queste soluzioni siano disponibili su altri mercati esteri, ma per svariati motivi non sono attive nel nostro Paese. Il ruolo di Intergic è proprio questo: fare da interlocutore unico tra gli operatori esteri che vogliono fare il loro ingresso in Italia e le aziende italiane alla ricerca di soluzioni tecnologiche implementabili all’interno di un sistema che renda possibile la tanto ambita trasformazione digitale. Questo l’obiettivo iniziale della compagnia fondata da Marino Casucci che nel corso degli anni si è sviluppato facendo di Intergic un vero e proprio consulente a 360 gradi.
Cos’è oggi Intergic e qual è il valore aggiunto che offre rispetto ai suoi competitor?
Se dovessi definire Intergic oggi, direi che è sinonimo di dinamismo e adattamento al mercato in cui è inserita. Non è il classico reseller di software, bensì un vero e proprio partner che, oltre alle tecnologie, offre anche consulenza e supporto a 360° per far sì che queste tecnologie dialoghino tra di loro. Ciò che distingue l’azienda dai competitor, però, è il fatto di essere un interlocutore unico per diverse soluzioni tecnologiche implementabili all’interno di un sistema che renda possibile la tanto ambita digital transformationIntergic è l’esempio di come impegno e dedizione, in qualche misura premiano, anche in Italia. Da piccolissima realtà, nel corso degli anni, Intergic è cresciuta, portando con sé tecnologie da tutta Europa e lo scorso anno, per comprendere ancora più a fondo le esigenze degli interlocutori con cui ci relazioniamo, abbiamo sviluppato, in collaborazione con un nostro partner storico, una tecnologia proprietaria, pensata ad hoc per lo scenario imprenditoriale e tecnologico italiano. Ma non è tutto, proprio qualche mese fa abbiamo inaugurato anche la divisione Intergic France, per rendere accessibili i prodotti che selezioniamo a più mercati possibili.
Qual è il profilo ideale delle aziende che Intergic aiuta a entrare nel mercato italiano?
Non abbiamo un profilo ideale definito, perché ognuno dei nostri prodotti a portfolio si adatta a diversi tipi di realtà. Tuttavia, ci sono una serie di caratteristiche che attirano maggiormente la nostra attenzione: roadmap chiara e innovativa, attenzione strategica ai mercati esteri, flessibilità commerciale e di processi, facilità di implementazione. Anche la componente umana è importante, relazionandoci con c-level abbiamo modo di comprendere a fondo la cultura aziendale dei player che selezioniamo, oltre che capire quali siano le strategie aziendali di medio termine.
Su quali settori state puntando maggiormente?
Dal punto di vista della selezione delle tecnologie, ci stiamo orientando verso tool basati su intelligenza artificiale “vera”, cercando di distinguere le aziende che usano davvero strumenti di questo tipo da quelle che ne fanno solo un messaggio di marketing. Un’altra area interessante è quella degli strumenti per la gestione integrata dei marketplace, che potrebbero essere utili a moltissimi piccoli imprenditori. Abbiamo costituito nel tempo unità e processi chiari per la valutazione delle nuove tecnologie, valutazione che passa per l’approvazione del mercato stesso, in modo da evitare sforzi inutili e ridondanze. C’è poi il mondo dei pagamenti in completo fermento, per il quale abbiamo costituito una business unit dedicata.
A quali altri segmenti siete interessati per eventuali ingressi futuri? 
Da qualche mese collaboriamo con un’azienda norvegese che produce tag NFC applicabili a etichette e packaging. La tecnologia permette di trasformare ogni oggetto in un attivatore di contenuti digitali per gli smartphone, collegando l’oggetto all’esperienza digitale, senza passare per social network o marketplace, direttamente al brand, con funzioni di anticontraffazione e blockchain. È l’applicazione più concreta della mitica omnicanalità che abbiamo mai visto e ci ha fatto innamorare dal primo momento. Presto annunceremo novità in questo senso.
Parliamo di pagamenti. Il settore sta vivendo un forte rinnovamento grazie alle innovazioni tecnologiche e legislative che hanno permesso un cambiamento radicale del panorama.  Che tipo di scenario si sta delineando in Italia? Riuscirà l’ecosistema europeo a reggere il confronto con i giganti dell’Internet?
In Italia negli ultimi 2 anni stiamo assistendo a una massiva entrata di nuovi player che stanno via via riducendo la leadership indiscussa di PayPal e dei pagamenti standard con carta di credito. In Europa esistono già Paesi dove queste leadership sono già state messe in discussione, pensiamo ai Nordics con il caso Klarna o all’Olanda con il caso IDEAL, dove entrambe le piattaforme conquistano da anni il mercato con una market-share superiore al 50% nel mondo ecommerce. Tornando all’Italia, questa precedente assenza di player alternativi di rilievo, non solo sta lasciando campo aperto ai cosiddetti “Over the top” ma diventa terreno di conquista per le Fintech che vedono un mercato in crescita e un elevato numero di utenti potenziali. Pensiamo ai casi nazionali come Satispay o ai player esteri come Alipay, WeChat o  la stessa Klarna. Chi vincerà? Il tema della user experience è sicuramente importante, però, a differenza di quanto si è soliti pensare, non è limitato soltanto al momento dell’acquisto. L’atto del pagamento è ormai diventato così impercettibile che dovrà inserirsi in un contesto più ampio della quotidianità dell’utente e alla sua necessità di avere più servizi collegati a una sola interfaccia (resi, spedizioni, finanze personali, ecc.). Non dimentichiamoci poi che un sistema può avere la migliore UX del mercato, ma se non venisse accettata da alcun merchant equivarrebbe ad andare a vendere gelati in spiaggia senza frigoriferi, nessuno potrà mai provarlo e tantomeno mangiarlo. Ecco allora che la user experience diventa fondamentale anche per il merchant, una facile integrazione, trasparenza, poca burocrazia, assistenza veloce e dashboard semplici da usare saranno la chiave per la diffusione di questi sistemi tra i nostri esercenti. 
Un altro settore dove Intergic focalizza i suoi sforzi è quello del digital marketing. Come stanno cambiando il modo di fare comunicazione i tool di intelligenza artificiale e di machine learning?
Il tema è caldissimo, anche troppo. Quasi tutte le tecnologie di digital marketing stanno implementando meccaniche di machine learning e AI. Il concetto alla base di questi sviluppi è quasi sempre corretto: far prendere decisioni al sistema, basandole su dati, esperienza e apprendimento. prudsys da 10 anni utilizza con successo machine learning reale per scegliere quali prodotti raccomandare e a chi, Kameleoon sta iniziando a segmentare autonomamente gli utenti, creando cluster dinamici accomunati da comportamenti comuni, sui quali applicare campagne, anche quelle ottimizzate in autonomia dal sistema. L’enorme valore aggiunto dell’automazione porta, però, con sé una ancor più difficile valutazione dell’effettiva qualità di queste tecnologie, nei confronti delle quali viene spesso chiesto uno atto di fiducia. Ecco perché avere un partner specializzato nella selezione di tecnologia può fare ancora una volta la differenza.
C’è ancora spazio per le email o anche queste verranno presto sostituite da nuovi mezzi di comunicazione?
L’email rappresenta uno dei primi step della digitalizzazione in ambito comunicativo e per questo crediamo che accompagnerà ancora per un po’ anche le tecnologie nascenti. Qualsiasi ecommerce manager dirà che l’email è ancora un canale importante di conversione, anche se i cambiamenti dei vari provider e soprattutto il recente GDPR stanno cambiando le carte in tavola. Esistono modi intelligenti di utilizzare le mail, popolandole ad esempio di prodotti rilevanti e coerenti con l’esperienza e i gusti degli utenti. In questo senso la nostra approvazione va anche a player italiani come Transactionale, che aggiunge valore alle mail transazionali trasformandole in canali di marketing, e a Qaplà, che comunica con chiarezza verso il cliente nel delicato momento di attesa degli acquisti. In Germania stiamo assistendo a un grande ritorno alle comunicazioni cartacee, ora ovviamente personalizzate. Siamo dialogando con startup interessanti in questo ambito.
Anche quest’anno Intergic ha partecipato al Netcomm Forum. Cosa è cambiato rispetto allo scorso anno nel mercato dell’ecommerce italiano?
Per l’ottavo anno di fila partecipiamo al Netcomm Forum e nel corso degli anni abbiamo visto cambiamenti di ogni genere nell’ecommerce italiano, da quando gli unici a sfruttare i vantaggi di questo canale potentissimo erano i servizi, per poi vedere arrivare i primi retailer e fino ad oggi, dove gli operatori del commercio elettronico provengono praticamente da quasi tutti i settori. Per quello che abbiamo percepito noi, il settore ecommerce che rispetto all’anno scorso ha registrato un grande sviluppo è quello del Food. Si tratta di una partita ancora poco chiara ma per lo meno finalmente iniziata, complice sicuramente l’arrivo di Amazon in questo mercato. A livello di sistema assistiamo a un consolidamento dell’outsourcing che continua ad essere padrone soprattutto di settori come moda e design. In questo caso ci auguriamo che i brand colgano sempre di più la strategicità del canale digitale e imbocchino quanto prima la strada dell’indipendenza. L’altro settore in fase di sviluppo è quello del marketplace, che potrebbe tenere in piedi publisher e domini con molto traffico e poche revenue. Potremmo iniziare e vedere moltiplicarsi mall digitali specializzati per settore.
Intergic
In Cina è già possibile completare un intero processo di acquisto tramite l’App di WeChat, in Europa e negli Stati Uniti la stessa cosa si sta cercando di proporre (molto timidamente) con Facebook Messenger, WhatsApp o le App di Google che monopolizzano l’attuale mercato.  Che ruolo ricoprirà L’App economy nello sviluppo del commercio digitale?
Non serve andare per forza in Cina per capire come il mercato stia andando verso questa meta. Basti pensare a Instagram, da social network a piattaforma vera e propria per lo shopping online. Prima ancora che fosse inserita questa funzionalità, Instagram già rappresentava, per molte pagine business, una sorta di marketplace, con la differenza che i pagamenti dovevano avvenire al di fuori del social network. La conseguenza più diretta dello sviluppo dell’App economy a cui penso è la completa dematerializzazione dei pagamenti. Sarà forse questo il cambiamento epocale nel commercio digitale con l’avvento di questa novità? Non ci è dato saperlo, soprattutto perché gli italiani sono ancora abbastanza diffidenti rispetto ad altri popoli nei confronti dell’abbandono del contante, anche se stiamo facendo parecchi passi avanti. Solo lo scorso anno la crescita dei pagamenti tramite carte NFC ha visto un aumento del 700% rispetto all’anno precedente, mentre i POS abilitati a questo genere di pagamento sono aumentati nello stesso periodo di tempo del 63%. Gli stessi risultati non sono stati raggiunti ad esempio in Germania, tendenzialmente sempre più avanti di noi anni luce. Si tratta quindi di un scenario che fa ben sperare.
Che ruolo andrà a coprire Intergic in questo quadro appena descritto?
Indubbiamente continueremo a monitorare l’andamento del mercato tecnologico internazionale e analizzeremo la risposta dei consumatori e dei merchant a questo scenario. I punti di vendita fisici diventeranno sempre più esperienziali e le transazioni saranno sempre più digitali, l’internazionalizzazione necessita di livelli tecnologici all’altezza degli standard europei. Noi continueremo a fare da ponte e acceleratore per aiutare i manager italiani a mettere in atto queste dinamiche nel modo più agevole possibile.