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Storia di una pizza bianca a Milano, i matrimoni che non ti aspetti

Storia di una pizza bianca a Milano, i matrimoni che non ti aspetti

La trasformazione digitale del Food&Grocery sta assumendo dei contorni sempre più netti. Gli ultimi dati dell’Osservatorio ecommerce B2C del Politecnico di Milano mostrano delle cifre ancora basse legate a questo tipo di vendita online: in Italia, l’ecommerce del settore food vale 849 milioni di euro, solo il 4% del volume totale del commercio digitale del Paese. Il tasso di crescita annuo è però in costante aumento e nel corso del 2017 è aumentato del 43% rispetto ai volumi del 2016. Insieme ad esso è cresciuto anche il numero delle iniziative inaugurate e degli imprenditori provenienti da settori totalmente diversi che hanno deciso di investire in questo mondo e portare il loro contributo alla sua evoluzione digitale. Il caso di Bianca La Pizza è sicuramente uno degli esempi più rappresentativi: tre amici provenienti dal mondo della pubblicità che decidono di lanciare un brand dedicato alla mitica pizza bianca romana. Dcommerce ha avuto modo di incontrare Carlo Pasquazi, tra i soci fondatori del brand e attuale direttore digital advertising di Sport Network, con cui abbiamo parlato dell’offerta di Bianca La Pizza e delle prossime sfide che il mercato del Food&Grocery dovrà affrontare.
Cos’è Bianca La Pizza?
È la pizza bianca romana, quella che solitamente si mangia con la mortadella, per capirci. È lo street food per eccellenza della capitale e può essere farcita in tantissimi modi. È diversa dalla focaccia, ugualmente buona, perché ha un impasto più leggero e più croccante.
Qual è il valore aggiunto di Bianca La Pizza rispetto ai suoi competitor?
Stando a Milano, più che di valore aggiunto rispetto ai competitor, parlerei di diversità e di originalità. Siamo i primi in città – e forse in Lombardia – a fare questo prodotto, per cui non abbiamo competitor diretti. La nostra idea è quella di fare bene la pizza bianca, nel rispetto della tradizione e con un po’ di creatività, e di diffonderla a Milano. Per cui il nostro vero valore aggiunto è Gerry Carpinone, il nostro mastro pizzaiolo, un vero artista!
Perché hai deciso di investire nel mondo del Food?
Ho deciso di investire in Bianca insieme a due miei cari amici, ex colleghi nel mondo della pubblicità, Alessio Paleari e Lorenzo Pisani, già fondatore di “Ciaccia coi Ciccioli”, di fatto l’unico dei tre ad avere esperienza nel settore. Erano anni che ci dicevamo quanto fosse strano che a Milano non ci fosse la pizza bianca e dopo attente riflessioni, a settembre dell’anno scorso ci siamo lanciati in questo progetto, che speriamo cresca come pensiamo. Il nostro è un prodotto gustoso, economico, che si può mangiare facilmente ovunque e a qualunque ora. È perfetto per il pranzo in ufficio, per gli aperitivi, per la merenda dei bambini o per una cena veloce, e non vuole sostituirsi né alla focaccia, né alla pizza napoletana. È una cosa diversa, che pensiamo possa trovare il suo spazio, anche “non a casa sua”.
Qual è il contributo che porti a questo mercato in base alla tua esperienza lavorativa?
Ovviamente nessuno (ride, ndr)!!! Scherzo, qualcosa di simile tra le due attività c’è, ma fare da mangiare è molto diverso da vendere o far vendere banner. Sicuramente saper fare un business plan, o aver gestito persone per anni può essere molto utile ma sono due mondi completamente diversi. Dei tre soci io sono quello meno operativo, ma in questi mesi di attività, facendo riunioni serali, parlando e confrontandomi costantemente con i miei amici, ho imparato tantissime cose nuove, completamente diverse dall’attività che svolgo tutti i giorni.

La trasformazione digitale sta rivoluzionando qualsiasi tipo di industria. Quali saranno in questo caso le principali sfide che il Food&Grocery e nello specifico il mondo della ristorazione dovranno affrontare nei prossimi anni?
Lavorando nella pubblicità online da 18 anni, parlo di quello che vedo tutti i giorni. Una delle sfide secondo me sta proprio nell’utilizzo a pieno del media digitale.
Sia a livello nazionale, mi riferisco ai grossi gruppi del mondo del food, sia nelle attività locali, il digitale non è ancora utilizzato da tutti, né per il marketing e la comunicazione, né per la distribuzione e la vendita dei prodotti. Di fatto in questo settore ci sono delle enormi potenzialità ancora inespresse in questi ambiti, che rappresentano secondo me le aree dove il mercato dovrà svilupparsi. Noi siamo partiti da poco e le nostre attività di comunicazione principali le facciamo sui social network, soprattutto per motivi di budget. Il sito per ora è solo una vetrina ma se tutto andrà come speriamo diventerà sicuramente un canale di vendita.
Oggi utilizziamo principalmente adv su Facebook per comunicazioni geo-localizzate, ma abbiamo fatto anche direct mailing, campagne banner e promo redazionali.
Quanto è importante investire nel food delivery per un brand come Bianca La Pizza?
Come dicevo prima il nostro è un prodotto ideale per essere consumato a casa o in qualunque altro luogo, per cui per noi è fondamentale. Abbiamo attivato il nostro delivery dopo una settimana dall’apertura e abbiamo attivato tutti i principali operatori di Milano (Deliveroo, Foodora, Glovo etc.) e non ci fermeremo qui.
Ci stiamo muovendo per acquistare un nostro food truck, che speriamo sia operativo da maggio, per portare Bianca in tutta la città.
Dove vedi Bianca La Pizza tra 5 anni?
L’idea è quella di aprire più punti vendita in città, per poi uscire fuori e provare anche all’estero. È un progetto ambizioso che richiederà tempo e impegno, ma pensiamo che abbia delle fondamenta solide. Obiettivo finale: aprire e farci apprezzare anche a Roma (ride, ndr).