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Smart Working: in Italia cresce del 20% e tocca quota 480 mila

Smart Working: in Italia cresce del 20% e tocca quota 480 mila

Nelle aziende italiane si sta diffondendo il fenomeno dello Smart Working. Oggi esiste anche un quadro normativo di riferimento. Ma di che cosa si tratta, come funziona e quali sono i benefici? In Italia se ne sente sempre più spesso parlare, e l’attenzione verso modalità di lavoro “smart” sta crescendo.  Lo smart working presenta molti vantaggi sia dal lato delle aziende (riduzione degli spazi e aumento della produttività) che da quello dei lavoratori (più tempo libero, meno stress) e qualche svantaggio, soprattutto sul versante sicurezza. L’importanza della tecnologia, dell’ambiente e il ruolo giocato dalla fiducia.

Infatti, esso rivoluziona il lavoro attraverso l’informatica, ovvero l’ICT intesa come l’insieme dei metodi e delle tecnologie che realizzano i sistemi di trasmissione, ricezione ed elaborazione di informazioni. Ma cosa significa davvero smart working? Quando si parla di smart working spesso si usa ancora questa espressione a sproposito, intendendo in realtà una forma di “remote working strutturato” in cui a un gruppo di dipendenti viene data la possibilità di lavorare da casa uno o più giorni alla settimana, nel migliore dei casi con qualche introduzione tecnologica a sostegno.

La crescita che il concetto e l’applicazione dello smart working hanno avuto negli ultimi anni anche in Italia è straordinaria ed è esponenziale. Infatti nel 2018 il numero dei lavoratori agili in Italia ha toccato quota 480mila, pari al 12,6% del totale degli occupati che, in base alla tipologia di attività di lavoro che svolgono, potrebbero fare smart working. Cresce quindi il numero di persone che scelgono il Lavoro Agile, disponendo di strumenti digitali adatti a lavorare in mobilità.

Infatti, lavorare in Smart Working richiede non solo la conoscenza, ma anche l’uso di tecnologie sempre in continuo perfezionamento. Lo smart working sul piano lavorativo porta a una riduzione del cartaceo, riduce gli spazi, aumenta la produttività, minimizza l’antagonismo favorendo la produttività e salvaguarda l’ambiente, sul piano personale riduce gli spostamenti, migliora la qualità della vita restituendo del tempo libero e riducendo lo stress dovuto alla congestione urbana. 

I vantaggi non sono trascurabili in quanto favoriscono un rinforzo verso la maggiore fidelizzazione del lavoratore verso l’azienda che gli stessi protagonisti definiscono come “un regalo dall’azienda, da guadagnarsi con maggiore responsabilità e impegno” perché dichiara un intervistato: “l’azienda grazie allo Smart Working mi fa stare con mio figlio”. A supportare la diffusione dello Smart Working sono le aziende, soprattutto quelle di grandi dimensioni. lo dimostra la crescita dei progetti avviati dal 5% di un anno fa all’8% del 2018. Tra le PMI invece non è stata registrata alcuna variazione: la percentuale dei progetti strutturati rimane stabile all’8%.

Questi sono alcuni dei risultati della ricerca 2018 dell’ Osservatorio Smart Working della School of Management del Politecnico di Milano, “Smart Working: una rivoluzione da non fermare”, condotta su 183 aziende di grandi dimensioni, 501 PMI, 358 Enti Pubblici e che ha coinvolto, con il supporto di Doxa, un campione 1000 lavoratori. «I benefici economico-sociali potenziali dell’adozione di modelli di lavoro agile sono enormi – ha ribadito Mariano CorsoResponsabile scientifico dell’Osservatorio Smart Working -. Si può stimare un incremento di produttività del 15% per lavoratore, una riduzione del tasso di assenteismo pari al 20%, risparmi del 30% sui costi di gestione degli spazi fisici.

Lo Smart Working deve diventare un nuovo modo di lavorare, un elemento strategico e non un progetto. Per questo la rivoluzione non va fermata, ma anzi bisogna accelerare e promuovere la diffusione delle iniziative nelle diverse organizzazioni presenti sul territorio. Una modalità che aiuta il lavoratore a conciliare i tempi di vita e lavoro e, al contempo, favorire la crescita della sua produttività che si innesca in un percorso di profondo cambiamento culturale e consente un miglior bilanciamento tra qualità della vita e produttività individuale.