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Decoded Fashion Milano. Culture, digital, data: unified commerce

Decoded Fashion Milano. Culture, digital, data: unified commerce

La suggestiva location del Talent Garden Milano Calabiana ha ospitato nelle giornate del 14 e 15 novembre la 5° edizione di Decoded Fashion Milan presented by e-pitti.com, summit internazionale tutto dedicato al mondo fashion-tech. Il format, di origine statunitense, è stato portato in Italia per la prima volta nel 2013 da e-Pitti.com, il progetto digitale di Pitti immagine. Il tema delle giornate è stato Culture, Digital, Data: Unified Commerce, con oltre 50 speaker che hanno portato sul palco del TAG, il proprio know-how sul digitale e sulle nuove tecnologie applicate al tema della moda. Si è parlato di trasformazione digitale e cultura aziendale, innovazione del prodotto, personalizzazione dell’esperienza on/offline e cross canale, story-telling nell’epoca dei big data e molto altro ancora.
“Lavoriamo con grande impegno per portare sul palco di #DFMilan casi di successo che spazino da aziende medio piccole ai grandi gruppi – ha affermato, prima dell’apertura del sipario, Francesco Bottigliero, CEO di e-PITTI.com – realtà nel panorama italiano e internazionale che possano apportare reale valore aggiunto all’interno della community fashion-tech, con l’obiettivo di allargare, il più possibile, il ventaglio di testimonianze sui cambiamenti in atto sul futuro del settore”.
Si apre il sipario
Nella prima giornata della manifestazione sono intervenuti numerosi attori del settore. Tra questi ha preso la parola Marco Serpilli, founder e ceo di Warda, una realtà padovana attiva nel digital marketing. Nell’intervista a Sofia Celeste, giornalista fashion, che lo ha accompagnato sul palco, ha palato della sua visione della digital transformation, affermando che, a parer suo, questa non esiste. “I brand del fashion stanno cambiando ogni anno,in continuazione e in autonomia, – ha affermato – anche se l’adattamento al digitale è molto complesso e fatto di organizzazione e aggiornamento dei processi”. I casi portati da Serpilli sono riferiti a nomi del fashion come Moncler, Brunello Cucinelli, Geox e Sergio Rossi, con i quali Warda ha sviluppato processi di aggiornamento digitale di successo. In ottica futura il ceo dell’azienda padovana immagina la personalizzazione dei capi dove il buying diventa un’esperienza attiva da parte del customer che sarà in grado di customizzare ciò che sta acquistando secondo i suoi gusti e preferenze. I surplus saranno relativi ai tempi di risposta e di consegna, avvicinandosi sempre più al real time e alla IA come supporto al cliente.
Parla di personalizzazione anche Hans Hoegsted, ceo & managing director di Miroglio Fashion, che la definisce una carta per il futuro. Durante la tavola rotonda dedicata ai temi “Innovate, Create, Produce”, a cui hanno partecipato anche Roberto Riccio, Group managing director dell’Istituto Marangoni e Alfredo Orobio, founder & ceo di Awaytomars, il ceo di Miroglio Fashion ha parlato anche di omnicanalità e di come ogni store manager dovrebbe conoscere le esigenze e i gusti di ogni suo cliente e di come il gruppo sta lavorando per migliorare e velocizzare tutti i processi che lo permettano. Anche gli altri interlocutori della tavola rotonda hanno portato il loro contributo: Orobio ha introdotto il suo nuovo brand, una community di designer in contatto con il mondo online che disegna su ordinazione collezioni e abiti, una comunicazione e una creazione che avviene insieme al cliente, grazie al canale online, e non in modo chiuso e riservato, fino al giorno della sfilata, come i tradizionali brand. “Abbiamo cominciato a vendere anche nel b2b, proponendo il nostro metodo ad altre realtà, come quella brasiliana, Melissa. Abbiamo anche già pronto lo sbarco sull’offline, il 27 novembre con uno shop a Londra” ha affermato sul palco del #DFMilan. Roberto Riccio ha invece parlato di come sta cambiando il modo di insegnare la moda. Cambia lo scenario e cambia anche l’insegnamento ma non inseguendo il cambiamento, anticipandolo. “L’evoluzione del mondo della moda ha fatto sì che cambiassero metodo e approccio di insegnamento – afferma -, ma bisognava tornare alle origini e, quindi, ora i nostri studenti stanno tornando a disegnare a matita. Servono le capacità di base e lasciare spazio alla creatività”.
The show goes on
Nella seconda giornata dell’evento il presidente di Pitti Immagine, Claudio Marenzi, ha parlato di Made in Italy e di quanto “siamo più bravi a fare che a comunicare”, di quanto la sostenibilità di un’azienda sia “bella” ma difficile da affrontare a livello di costi, soprattutto in un mercato che non sempre lo permette. In questo contesto, però, cresce l’esportazione in particolare dei prodotti premium; non sono solo i prodotti a essere esportati ma anche i processi produttivi innovativi, tipici dell’industria italiana. Gli spunti per il futuro di Marenzi sono quindi di mantenere lo stesso standard di qualità, spingendo sui marchi stessi attraverso eventi e fiere di settore, come fa, appunto, Pitti.
È intervenuta anche Fay Cowan, brand and content director di Decoded Fashion, sul palco con Tommaso Saronni, director digital, PR e social per l’Italia di Adidas Group. I due hanno dei parlato dei pillar principali del brand e dei progetti futuri. Il manager ha parlato di quanto sia importante vincere nelle key-city e sui social attraverso partnership con influencer che siano loro stessi dei vincitori nel loro settore, come, in questo caso, Kanye West e Pharrell Williams. I progetti futuri sono ancora un punto di domanda per Saronni che afferma: “è un mondo velocissimo. Una strategia innovativa tre anni fa, ora, è obsoleta. È difficile capire cosa accade e cosa accadrà ma ci focalizziamo per essere preparati e capire cosa è right per fornire the right content, at the right person, at the right time. Inoltre ritengo che i video saranno la chiave per i contenuti del futuro”.