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Osservatori: quanto è diffuso l’uso della blockchain in Italia

Osservatori: quanto è diffuso l’uso della blockchain in Italia

Capisci che un tema è sdoganato quando il Politecnico di Milano ci fa una ricerca sopra, possibilmente presentata da uno dei suoi mille Osservatori. Questa regola è valida sempre, blockchain inclusa, e proprio in occasione dell’evento “Blockchain & Distributed Ledger: verso l’Internet of Value” sono stati presentati i risultati della prima ricerca condotta dall’Osservatorio Blockchain & Distributed Ledger della School of Management del PoliMi, dedicata appunto alla blockchain e al suo sviluppo nel mercato internazionale e italiano.
«La rivoluzione digitale della blockchain è solo agli inizi. Le potenzialità sono enormi, in gran parte ancora da esplorare e non solo in ambito finanziario. In Italia il tema è ancora poco conosciuto e si evidenziano al momento poche sperimentazioni, ma è cruciale mettere a fuoco le opportunità per il business per cogliere i benefici di una tecnologia che potrebbe essere in grado di portare al cosiddetto “Internet of Value”, una nuova generazione di Internet in cui ci si possa scambiare valore allo stesso modo con cui ci si scambiano le informazioni.», ha dichiarato Valeria Portale (nella foto in basso), direttrice dell’Osservatorio.

blockchainAmbiti di sviluppo

Oggi tutti gli attori di business – dalle banche alle assicurazioni, dalle aziende manifatturiere ai media – si stanno interessando alla tecnologia della “catena di blocchi” e sono 331 i progetti (partiti o solo annunciati) censiti a livello internazionale da gennaio 2016 a oggi, di cui 172 sono in fase di test o operativi. In termini percentuali questa espansione si concretizza in una crescita del 73% rispetto al 2017 delle sperimentazioni avviate o in fase di “Proof of concept”, mentre gli annunci, che però spesso non portano a risultati concreti, sono stati addirittura il 273% in più. E questo nonostante il freno costituto dalla mancata individuazione di modelli di business chiari e dall’assenza di uno standard definito a livello globale.
La grande maggioranza dei progetti, pari al 59% di quelli censiti ad oggi, è stata sviluppata nel settore finanziario, ma dal 2017 si nota un progressivo ampliamento degli ambiti applicativi che interessano anche l’attività di governo (il 9%), della logistica (7,2%), delle utility (3,9%), dell’agrifood (3%), delle assicurazioni (2,7%), fino all’healthcare (2,4%), al trasporto aereo (2,4%), ai media (1,8%) e alle telecomunicazioni (1,2%). Nello specifico, la blockchain è oggi utilizzata per processi nei sistemi di pagamento (94 progetti), per il tracciamento e supply chain (67), per la gestione dati e documenti (64) e per il mercato dei capitali (51).

Il caso delle criptovalute

Dopo l’iniziale diffidenza legata alla capacità di disintermediazione delle criptovalute, governi e banche centrali hanno iniziato a studiare il fenomeno per rendere più efficienti monete e sistemi di pagamento: 29 banche centrali di tutto il mondo si sono già attivate sul tema blockchain e oggi si contano 9 progetti retail, 19 orientati ai pagamenti interbancari e 8 progetti di ricerca su possibili applicazioni blockchain.

Attualmente sono 894 le criptovalute attive, per un valore complessivo di circa 327 miliardi di dollari (dato aggiornato al 16 aprile 2018). Il Bitcoin da solo rappresenta il 42% della totale capitalizzazione del mercato, ma dopo di questo la top ten delle principali criptovalute per market cap vede Ethereum, con il 16% della capitalizzazione, e Ripple con il 8%, seguite da BitcoinCash, LiteCoin, Cardano, Stellar, Iota Neo, Monero.
blockchain
Per quanto riguarda l’aspetto sperimentale, 29 banche centrali hanno sviluppato progetti con lo scopo di applicare alcune caratteristiche delle criptovalute alle valute tradizionali, creando delle “criptovalute vigilate”. In particolare, un progetto di ricerca promosso da Reply, in collaborazione con l’Osservatorio Blockchain & Distributed Ledger e la partecipazione dell’Associazione Italiana Prestatori Servizi di Pagamento (APSP), ha provato a immaginare un “Cryptoeuro”, indagando se un sistema di criptovaluta vigilata potrebbe rendere più efficienti i processi di pagamento di alcuni settori (assicurazioni, utility, banche) con una valuta programmabile.
Secondo la direttrice dell’Osservatorio, gli aspetti su cui lavorare in tema di criptovalute sono ancora molti. In primis l’elevata volatilità ma anche la difficoltà di acquisizione per l’utente medio con l’exchange online, l’assenza di normativa omogenea delle varie giurisdizioni e la limitazione alla politica monetaria.

Il mercato italiano

Per quanto riguarda l’Italia, nonostante la presenza di una solida comunità di sviluppatori, il Paese non ha ancora saputo cogliere la sfida di innovazione legata alla blockchain. «Da una parte c’è una difficoltà ad affrontare una tecnologia molto complessa, dall’altra una carenza culturale delle imprese che tendono a non investire in una tecnologia in una fase preliminare e ancora immatura. La blockchain potrebbe avere un impatto notevole per il Made in Italy in termini di tracciabilità e di anticontraffazione, proprio per questo è necessario non rimanere fermi per evitare un gap di competenze difficile da colmare», ha concluso Portale.
blockchain
A tal proposito l’Osservatorio ha presentato un’interessante lista contenente le sperimentazioni più rilevanti in atto in Italia che potrebbero da qui a breve diventare importanti realtà. Tra queste:

  • Marco Polo – Progetto nato da TradeIX e R3 con la collaborazione di oltre 12 istituzioni finanziarie, tra cui Intesa Sanpaolo. La piattaforma consente di creare un conto corrente “aperto” in modo da rendere possibile la consegna delle merci prima che il compratore corrisponda il pagamento. L’utilizzo degli smart contract permetterà di automatizzare i processi di pagamento e mitigare i rischi.
  • R3 – Questo progetto guida un consorzio di oltre 200 istituzioni finanziarie, tra cui Intesa Sanpaolo, Mediolanum e UniCredit con lo scopo di rimuovere gli attriti negli scambi B2B, attraverso la piattaforma Corda, su cui è possibile implementare smart contract per garantire sicurezza e privacy nelle transazioni dirette.
  • SIAChainSIA ha lanciato lo scorso ottobre SIAchain, una nuova blockchain implementata in collaborazione con R3 per la verifica automatizzata di accordi e contratti, la gestione di servizi bancari, finanziari e assicurativi, la gestione di identità digitali, la tracciabilità di proprietà di beni ed immobili, la gestione e registrazione di dati governativi, sanitari e amministrativi. L’infrastruttura si avvale di 580 nodi in Europa, connessi da 170.000km di fibra ottica.
  • ABI Lab – Lo scorso dicembre, ABI Lab con il supporto di Ntt Data e la collaborazione di 11 banche ha messo a punto un progetto per semplificare il processo di spunta interbancaria. Sfruttando gli smart contract il progetto mira anche a rendere possibile il matching automatico delle transazioni, accelerando la riconciliazione. La piattaforma è basata sulla blockchain Corda di R3.
  • We.Trade – Il consorzio di banche Digital Trade Chain, a cui aderisce UniCredit, ha lanciato lo scorso novembre We.Trade, una piattaforma blockchain di finanziamento commerciale per le PMI europee che consente gestione, monitoraggio e protezione delle transazioni commerciali tra le PMI, registrando l’intero processo commerciale, dall’ordine al pagamento.
  • Borsa Italiana – Borsa Italiana con la collaborazione di IBM ha lanciato una sperimentazione per la dematerializzazione dei certificati azionari che sono ancora oggi cartacei. Il sistema potrebbe semplificare l’identificazione degli azionisti presenti, la gestione dello stacco delle cedole e il processo di quotazione, in modo da facilitare la certificazione per l’accesso al credito.
  • Intesa Sanpaolo ed Eternity Wall – Intesa Sanpaolo, Eternity Wall e Deloitte stanno collaborando a una PoC per la notarizzazione e lo storage dei dati relativi alle transazioni finanziarie. Il progetto è volto a garantire l’immutabilità dei dati attraverso il Timestamping, rendendo più semplice la compliance con le normative europee e americane.
  • Creval – Creval ha lanciato a inizio 2017 un incubatore per startup blockchain presso la sede londinese di GFT, con cui collabora insieme ad altri 11 istituti di credito. Il primo progetto è una PoC per migliorare le performance di anticipo fatture e cessione del credito, da cui è stato sviluppato un modello di architettura scalabile in cui ogni banca costruisce il proprio nodo della blockchain, da cui partire per popolare in modo sicuro il database.
  • Enerchain – Il progetto Enerchain lanciato da Enel ed E.ON, con la collaborazione della startup tedesca Ponton e altre 37 società europee, mira a consentire lo scambio P2P di energia. Grazie alla disintermediazione delle transazioni è possibile anche l’abbattimento dei costi dell’energia. Enel ed E.ON hanno completato con successo un primo scambio sperimentale a ottobre.
  • InterbitEni, in collaborazione con la startup canadese BTL, BP e Wien Energy, ha lanciato la piattaforma Interbit per il commercio elettronico dell’energia, la cui architettura consente la connessione di migliaia di blockchain per server, permettendo di processare migliaia di transazioni al secondo. L’obiettivo è di estendere Interbit all’intero processo di compravendita dell’energia entro il 2018.
  • B3i – B3i, startup fondata con la partecipazione dei maggiori gruppi assicurativi europei, tra cui Generali e Unipol, ha sviluppato un contratto “Property Cat XOL”, basato sulla tecnologia Hyperledger, per gestire i contratti di riassicurazione. La piattaforma agevola l’interazione di cedente, broker e riassicuratore, riducendo i tempi di placement e settlement dall’ordine delle settimane ai giorni.
  • Consiglio Nazionale del Notariato – Il Consiglio Nazionale del Notariato ha presentato lo scorso ottobre, in partnership con IBM, l’iniziativa Notarchain. L’idea è di facilitare la certificazione e l’immutabilità dei dati, la verifica dell’identità dei soggetti coinvolti e della completezza delle informazioni inserite, nell’organizzazione dei registri pubblici immobiliari, societari o dello stato civile.
  • Torrefazione Caffè San Domenico – La Torrefazione Caffè San Domenico, in collaborazione con la startup Foodchain, lancerà a breve una blockchain per consentire il tracking lungo la filiera alimentare del caffè. Al consumatore basterà inquadrare il QR code presente sulla confezione per ricevere sullo smartphone la storia del prodotto, dal campo di origine allo scaffale, per avere assoluta trasparenza sul lavoro artigianale svolto dalla ditta.
  • Wine Blockchain EY EY Italia ha sviluppato una soluzione per la tracciatura della filiera di produzione del vino, che permette l’autocertificazione dell’intero processo produttivo. Il sistema offre un “KM-zero virtuale”, ovvero una relazione digitale tra produttore e consumatore finale che attraverso un’etichetta intelligente consente di conoscere l’intero processo di produzione e trasformazione.
  • Gruppo Italiano VinicoloAlmaviva ha sviluppato sulla piattaforma Ethereum una soluzione di tracciabilità del vino per il Gruppo Italiano Vinicolo.