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Scenari: ecommerce B2C in Italia nel 2016

Scenari: ecommerce B2C in Italia nel 2016

Pochi giorni fa si è svolto a Milano il convegno “eCommerce B2c in Italia: esame di maturità per l’offerta” promosso dalla School of Management del Politecnico di Milano e da Netcomm in cui è stato presentato lo scenario del commercio elettronico secondo i dati raccolti dall’Osservatorio eCommerce B2C.

Lo scenario attuale dell’ecommerce B2C

Secondo i dati dell’Osservatorio, l’eCommerce B2c continua a crescere anche nel 2016. Il valore degli acquisti online degli italiani fa segnare un +18% per una somma totale che sfiora i 20 miliardi di euro, distribuiti tra prodotti (9 miliardi) e servizi (10,6 miliardi). Il turismo, soprattutto grazie a trasporti e alle prenotazioni di alloggi, si conferma il primo settore con una quota del 44% e una crescita del 10%. Seguono elettronica di consumo (primo comparto di prodotto), che vale il 15% e cresce del 28%, abbigliamento, che vale il 10% e cresce del 27%, e l’editoria che cresce del 16% grazie agli acquisti di libri, anche scolastici.

Sempre più importante il contributo che arriva dai settori emergenti come food & grocery, arredamento, home living, beauty e giocattoli, che insieme valgono oltre 1,5 miliardi di euro e crescono con tassi compresi tra il +30 e il +50%.

Gli altri comparti di prodotto valgono nel complesso 2.312 milioni di euro nel 2016, +44% rispetto al 2015. Per la maggior parte articoli di profumeria e cosmetica, giocattoli, articoli da bazar e merchandising sportivo e musicale.

Riccardo Mangiaracina
Riccardo Mangiaracina

“Il paniere dell’eCommerce italiano, benché ancora sbilanciato sui servizi (54% del valore complessivo), registra una crescita degli acquisti dei prodotti con un tasso quattro volte superiore rispetto a quello fatta registrare dai servizi (32% vs 8%). Si sta quindi lentamente avvicinando a quello rilevato nei principali mercati stranieri, dove la componente di domanda legata ai prodotti è intorno al 70%” ha dichiarato Riccardo Mangiaracina, direttore dell’Osservatorio eCommerce B2c Netcomm Politecnico di Milano.

Interessante notare come il mercato online differisca da quello fisico. Nel 2016 l’acquisto di servizi vale 10,6 miliardi di euro, quello di prodotti 9. Online invece l’acquisto di servizi vale 45 milioni  di euro mentre per i prodotti la spesa ammonta a 120 milioni, tre quarti degli ordini eCommerce totali, con uno scontrino medio di 75€, un terzo di quello dei servizi.

Consumatori e mobile

Nel 2016 gli acquisti eCommerce da smartphone sfiorano i 3,3 miliardi di euro, +63% rispetto al 2015. Per i prodotti giocano un ruolo importante sia i siti con modelli di business in cui conta l’istante d’acquisto sia le iniziative, siti che hanno investito per offrire una customer experience semplice ed efficace su questo canale. Nei servizi prevale invece l’acquisto di biglietti di trasporto e la prenotazione di alloggi.

Nel 2016, i web shopper italiani – consumatori che hanno effettuato almeno un acquisto online durante l’anno – crescono del 7% annuo e raggiungono quota 19 milioni, pari al 60% circa degli internet user. Tra questi, gli acquirenti abituali, quelli che effettuano almeno un acquisto al mese, raggiungono i 12,9 milioni e generano il 91% della domanda totale eCommerce (a valore), spendendo online una media annua di 1.382 euro ciascuno (dati provenienti dalla ricerca Net Retail, osservatorio periodico prodotto da Human Highway per Netcomm).

Il bacino di utenti dell’eCommerce B2c italiano rimane comunque inferiore rispetto a quello dei principali mercati eCommerce europei: in Gran Bretagna sono 48 milioni i web shopper (l’85% degli internet user), in Germania 55 milioni (l’81% degli internet user) e in Francia 41 milioni (il 76% degli internet user).

Alessandro Perego
Alessandro Perego

A sottolineare il divario fra l’Italia e il resto d’Europa, Alessandro Perego, direttore scientifico degli Osservatori Digital Innovation del Politecnico di Milano che nel suo speech ha dichiarato: “La penetrazione dell’eCommerce sul totale acquisti Retail sale al 5%. Questo risultato ci soddisfa parzialmente, poiché anche nel 2016 non riusciamo a recuperare terreno rispetto ai principali mercati stranieri comparabili al nostro (UK, Francia e Germania), dove l’eCommerce raggiunge penetrazioni da due a quattro volte superiori. In questo scenario, l’offerta è chiamata a un esame di maturità. Servono capacità di investimento e di innovazione per rendere sempre più semplice e appagante l’esperienza di acquisto, pazienza (intesa come consapevolezza di non poter essere profittevoli da subito), e coraggio (ossia credere con determinazione di potercela fare). Le Dot Com hanno percorso questa strada e continuano a crescere più delle imprese tradizionali (+28% vs +10%). Gli operatori tradizionali […] devono ora giocare la partita fino in fondo, provando a innovare e facendo contemporaneamente leva sugli asset che li contraddistinguono: base clienti significativa, patrimonio informativo sulle loro abitudini di acquisto, punti vendita sul territorio, e conoscenza estremamente approfondita del mercato e dei prodotti”.

Segnali positivi dall’export

La nota conclusiva riguarda l’export, inteso come il valore delle vendite da siti italiani a consumatori stranieri, che nel 2016 cresce del 17% e supera i 3,4 miliardi di euro. Turismo e abbigliamento sono i settori più incisivi e insieme rappresentano il 78% del mercato. Il primo, spinto soprattutto dagli operatori di trasporto, vale il 42% delle esportazioni online, mentre l’abbigliamento il 36%.

Proprio l’abbigliamento è caratterizzato da una spiccata propensione all’export, con quasi la metà delle vendite del settore (42% per la precisione) effettuate oltre confine. La forza e la notorietà dei brand, le competenze digitali sviluppate nel corso degli anni da alcune Dot Com italiane e da alcune boutique multibrand, unitamente alla carenza di offerta sui canali tradizionali all’estero, sono le ragioni del successo dell’abbigliamento fuori dai confini nazionali.